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Restano le macerie di quel Napoli che appena un anno fa stava per scrivere la storia dopo trentatré anni di attesa.
De Laurentiis dopo aver demolito, con le sue stesse mani, il giocattolo perfetto costruito ad arte da Spalletti e Giuntoli è pronto a rifondare e a fare piazza pulita.
Dopo un anno giusto di errori ed un fallimento totale difficile da realizzare se non ci si impegna.

La squadra ad Empoli ha raccolto la decima sconfitta stagionale facendo infuriare di nuovi il patron che avrebbe voluto un nuovo ritiro punivo, scongiurato solo per il sold out turistico in città e rimandato solo di qualche giorno.
Sono giorni difficili per la società, intenta a ricostruire il Napoli senza avere la certezza di partecipare alle coppe.
Senza Champions mancherà l’ appeal europeo, oltre che un budget diverso da investire sul mercato.
E a proposito di mercato e di rifondazione, Antonio Conte resta il sogno mai nascosto di De Laurentiis, ma gli ostacoli da superare per convincerlo ad accettare il Napoli sono diversi.
Il primo di natura economica con ingaggio da almeno 8 milioni a salire, poi c’è la durata, almeno triennale per garantire lungimiranza al progetto, oltre all’autonomia nelle scelte dei giocatori, che non significa necessariamente spendere tanto, bensì spendere nella direzione giusta.

Dalla scelta dell’allenatore si capirà che direzione vuole prendere De Laurentiis. Per tornare a vincere, occorre competenza, esperienza, quella mancata nell’ultima stagione dove il patron ha fatto tutto da solo, sbagliando tutto.
La squadra oltre a non avere più benzina, ha smarrito tutte le certezze con l’avvicendamento di tre allenatori.

C’è poi il mercato, fallimentare in estate, come a gennaio. La gestione degli scontenti (leggi dichiarazioni di Lozano), dei contratti in scadenza, dei rinnovi (vedi Osi e Kvara). Insomma, un disastro totale, sono rimaste solo le macerie di quel Napoli che dominava in Italia e in Europa e che si apprestava a scrivere, di questi tempi, la storia.

Tutto da rifare, da riscrivere. Il post scudetto poteva essere l’inizio di un ciclo, mai iniziato. Per colpa di De Laurentiis, poi ci mettiamo tutto il resto.