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Di Luca Esposito direttore tuttosalernitana.com

Si potrebbe provare a commentare la partita dal punto di vista tecnico, obiettivamente serivrebbe a poco visto il risultato e data per assodata la retrocessione in cadetteria.

Sembra quasi un copia e incolla rispetto a tante delle gare precedenti: Salernitana punita al primo tentativo, sprecona sotto porta, con alcune individualità obiettivamente non ancora da serie A e un Bologna che ha – di fatto – segnato tre reti su altrettante conclusioni nello specchio.

Qualcosa di discreto rispetto al nulla della gestione Liverani si è visto, in trasferta e contro la quarta forza del campionato.
Tuttavia la difesa continua a subire in media più di due gol a partita, i match senza reti all’attivo sono tantissimi e il Bologna dava la sensazione di poter far male ogni volta che pigiava il piede sull’acceleratore.

Visto quanto è pesato, ad esempio, non prendere un vice Bradaric? Colantuono ha adattato Pellegrino a sinistra e Orsolini lo ha beffato con estrema facilità in occasione dell’1-0.
Per non parlare della passività generale sul secondo gol, nato da un errore di quel Candreva che predica nel deserto, ma che va sostituito quando la benzina finisce.
Non è mica lesa maestà?!
Il discorso comunque è ovviamente più ampio. Si inizi a reintegrare subito Dia, anzitutto. Perchè Simy non vede la porta, Ikwuemesi è stato bocciato da tempo e Tchaouna è acerbo e commette errori spesso clamorosi. In secondo luogo ci chiediamo perchè non dare spazio a qualche giovane della Primavera che certo sarebbe più motivato rispetto a gente che lascerà Salerno nella prossima sessione di mercato e che nessuno rimpiangerà.

C’è poi una triste rassegnazione rispetto al fatto che questo gruppo non sia mai diventato squadra. Nessuna protesta, nessun fallo “cattivo”, nessuna fretta nel riprendere il gioco dopo lo svantaggio, nessuno che incoraggi il compagno in difficoltà, una panchina che assiste alla gara senza alcun tipo di partecipazione emotiva.
E, dopo il triplice fischio, la maggior parte dei tesserati rientra nello spogliatoio senza rendere conto a quella tifoseria che, anche oggi, ha garantito numeri incredibili in campo esterno.
Caro presidente, si può sbagliare e retrocedere fa parte del gioco.

Ora, però, è tempo di uscire allo scoperto, di spiegare cosa si voglia fare da grandi.
Se l’idea è davvero quella di anteporre gli uomini di mondo agli uomini di calcio pensando a un progetto giovani, allora tenga ben presente gli esempi Spal, Benevento e Spezia.

In B a volte uno squadrone non basta per salvarsi, figuriamoci se si può ripartire con incognite e “allenatori anche di serie D, se mi piacciono”.
Il tandem giusto? La proprietà non ha bisogno di suggerimenti, ma in panchina non si può non dare una seconda opportunità ad Inzaghi. Ingiustamente esonerato da un direttore generale che ha sbagliato troppo, dal suo ritorno ad oggi, e che doveva essere licenziato già da tempo per un mercato che ha addirittura peggiorato le cose. Il tecnico ama la piazza, ama i tifosi, in B ha già vinto ed è aziendalista e profilo di spessore per la categoria.
Quanto all’essenziale figura del direttore sportivo, Polito potrebbe essere l’uomo giusto.
Nonostante la giovane età, ha vinto a Castellammare, ha ottenuto una grande salvezza ad Ascoli, ha portato il Bari dalla C a un passo dalla A e conosce la piazza.

L’alternativa? Quel Pasquale Foggia che è dirigente da campo, con personalità, che sa anche alzare la voce nello spogliatoio imponendo regole rigide. Caratteristiche che sono mancate.
Resta il fatto che la stagione è nata male dall’inizio, con un mercato estivo incomprensibile, mancate riconferme altrettanto inspiegabili (Djuric, Ranieri, Ruggeri, Zortea, Verdi, Piatek), il caso Sousa, quello Dia, la peggior difesa,il peggior attacco, il maggior numero di sconfitte, appena due vittorie, solo ko all’Arechi nel 2024 e i soli 14 punti in 30 giornate. Davvero dopo questo spettacolo poco edificante si vuole sperimentare?

La società, che ha avuto il merito di investire e di garantire tre anni di fila in A, ha fatto tante promesse. Ha speso ma ha anche incassato. Ha ricevuto qualche striscione di critica, ma ha potuto contare sull’appoggio di decine di migliaia di persone. Ha ricapitalizzato, ma poteva farlo a gennaio per rendere il mercato più interessante. Ora la palla passa a Iervolino: Salerno non pretende la A, ma ha tutto il diritto di lottare da subito per risalire.