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E’ stata la notte più triste ed amara di una stagione fino ad ora a dir poco trionfale. Il Napoli di Spalletti perde il primo dei tre round contro il Milan di Pioli per 4-0. Il match meno importante sulla carta, ma non deve essere interpretato come una serata storta, in cui è andato solo tutto male. Sarebbe sbagliato analizzarla così, specie in chiave futura.

Lo scudetto non è in discussione, ci mancherebbe pure,  con il vantaggio in classifica, ma partiamo dal presupposto fondamentale che senza Osimhen è stato tutto un altro Napoli, un gioco diverso specie se gli avversari la preparano bene, se non benissimo la partita.

Annullando il vero faro del gioco Lobokta con Bennacer e Tonali su Zielinski. Pioli l’ha incartata bene, Spalletti l’ha preparata meno bene. Psicologicamente potrebbe diventare un boomerang per i rossoneri, perchè il Napoli sceso al Maradona è stato troppo brutto per essere vero.
In uno scenario a dir poco surreale, in uno stadio le cui curve hanno contestato pesantemente De Laurentiis per il rincaro biglietti Champions e per la storia del regolamento d’uso del Maradona che non permette l’ingresso di bandiere e tamburi per incitare la squadra.

Le uniche bandiere, tamburi, e i cori dentro lo stadio che si sono ascoltati erano quelli dei supporters rossoneri che hanno sbeffeggiato i tifosi azzurri, insultato Politano per tutta la partita e tifato per la loro squadra del cuore.

Così dovrebbe essere anche per il Napoli in un momento storico atteso da trentatré anni, ma quando tutto va bene, anzi alla grande, bisogna creare problemi di ogni tipo. La batosta è stata pesante, così come la lezione dei campioni d’Italia in carica a quelli che lo diventeranno.

A Lecce per capire che tipo di stop è stato anche per immaginare che tipo di Napoli arriva alla prima sfida di Champions, che vale molto di più dei tre punti persi in campionato.