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Diciamolo subito: George Foreman non è un uomo comune.

Per molti, Big George, è stato il pugile più forte (dal punto di vista della forza bruta) che abbia mai calcato un ring di pugilato. Questo, però, non è l’aspetto più interessante della sua storia. Foreman è stato anche il protagonista di quello che per tutti è L’INCONTRO di pugilato del ‘900: Rumble in The Jungle, contro l’altro mostro Muhammad Alì. Ma neanche questo è l’aspetto più interessante di George Foreman. E allora di cosa parliamo quando parliamo di George Foreman? Della rivincita del talento. Di un uomo che a 45 anni, dopo 10 anni di stop, vinse per la seconda volta il titolo mondiale.

George Foreman: gli inizi e il primo titolo mondiale

George Foreman nasce abbracciato dal caldo texano, nel 1949. Il papà se ne va di casa ancor prima di conoscere il figlio. E la mamma conosce un altro uomo che, per anni, il giovane Foreman crederà essere il padre.

Strada, strada e ancora strada per il giovane George che, intanto, sta già diventando Big.

1.93 di muscoli genetici. Una montagna umana per l’epoca. E George viene inserito in un programma di recupero per ragazzi di strada. Vista la mole, ovviamente, finisce su un ring. Il primo evento degno di nota è nientemeno che le Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. George stravince l’oro – in semifinale contro il postino di La Spezia Giorgio Bambini – e si prende la simpatia dei Black Panther e della comunità afroamericana. Ma questa è un’altra storia.

Sarà quel broncio da duro di film splatter. Sarà quel braccio, grande quanto un cocomero. Sarà la forza, sovraumana, che lo accompagnerà fino alla soglia dei 50 anni, ma Foreman fa paura. Diventa il cattivo. E diventa un professionista.

E solo 5 anni dopo Big George è pronto per la notte della vita: l’incontro per il titolo di Campione del mondo dei Pesi Massimi. L’avversario? Tra i più temibili: Joe Frazier, Smokin Joe, un altro big boss della box universale. Il risultato fu dei più incredibili mai visti: l’incontro durò soltanto 2 round e George Foreman stravinse facendo di Frazier – come disse lui stesso molti anni dopo – uno yoyo.

Big George, il ragazzo texano, è il nuovo campione del mondo dei pesi massimi.

George Foreman – Mohamed Alì: Rumble In The Jungle

Se parliamo di pallone, la memoria va a partite come Italia-Germania 4-3 oppure al salto verso il cielo di un Pelè diciottenne o, anche di più, al gol del secolo di Maradona nella finale mondiale 1986 contro l’Inghilterra. Se parliamo di boxe invece, i ricordi vanno subito al Rumble In The Jungle in Repubblica Democratica del Congo (all’epoca ancora Zaire), disputato il 30 ottobre 1974 tra il campione in carica dei pesi massimi George Foreman e il predecessore Muhammad Alì, organizzato da Don King.

100.000 anime. 100.000 africani. Il grande riscatto dell’Africa Nera che, in quegli anni più di oggi, provava a occidentalizzarsi organizzando eventi sportivi di caratura internazionale. 100.000 africani, quindi, schierati dalla parte di Alì, cantore e difensore degli afroamericani.

Il Rumble in The Jungle fu un evento incredibile sì, ma anche un incontro di pugilato tra i più entusiasmanti di ogni tempo.

Alì, Bomaye!

“Alì, uccidilo!” Era il colo dei 100.000 spettatori presenti.

Alì utilizza una tecnica nuova, inaspettata per uno come lui votato all’attacco: l’attesa. Si mette lì, nel suo angolo, e le prende di santa ragione per 7 round. Foreman stendeva i suoi avversari entro i primi 3 round, di solito. Alì, per 7 riprese, si mette alle corde per ammortizzare i pesantissimi colpi di Foreman finché, all’ottava ripresa, con un Foreman ormai distrutto – non abituato a sferrare così tanti colpi in così tante riprese – Alì lo colpisce con un sinistro velocissimo, così tanto veloce che, ancora oggi, per qualcuno non è mai esistito.

Il Rumble in The Jungle è per molti una delle più grandi dimostrazioni di strategia applicata alla tecnica nella storia dello sport. E Alì ne esce da gran vincitore, tornando a indossare la cintura che prima di Foreman era stata la sua. Big George ne esce a pezzi, entrando in una spirale autodistruttiva per molti anni.

Il Ritiro dalle scene di Foreman

Foreman ne esce distrutto. Dopo il suo ultimo incontro prima del ritiro, con Young, Big George ha un forte episodio di ipertermia con la conseguenza di un’esperienza pre-morte vera e propria. Secondo quanto raccontato nella sua biografia più acclamata “God in My Corner” Big George si ritrova solo e disperato in un luogo desolato, e sente la voce di Dio che gli impone di smetterla con la boxe e di cominciare una nuova vita.

In pochi sanno cosa abbia combinato George Foreman in quegli anni, come abbia vissuto la sua vita, la sua quotidianità. Ciò che è certo è che dal 1977 al 1987 l’unica cosa di cui si è occupato è la sua nuova famiglia allargata, la “George Foreman Youth Center“, un centro per giovani problematici.

Come mai Foreman, però, decide di rientrare nel 1987 alla veneranda età di 38 anni? Forse per i soldi, forse perché smettere di essere quello che si è, è impossibile.

Io voglio tornare ad essere campione. Ho un piano per i prossimi 3 anni: ricominciare dal fondo, allenarmi più di chiunque altro, combattere una volta al mese. Non si può avere tutto e subito

E ancora: “Ho predicato e ho costruito il “George Foreman Youth and Community Center”. L’anno scorso un mio amico cominciò a chiedere in giro 400 dollari di cui avevamo bisogno per portare avanti un nostro progetto. La cosa mi imbarazzò. Decisi allora di andarmi a guadagnare i soldi che ci servivano. Il pugilato è una professione onorevole. Mi dissi: vai a guadagnarti qualcosa e rimani in pace.”

E George Foreman lo fa davvero. Ricomincia daccapo. Da zero. Dai ring di periferia. Pian piano, come il suo passo, lento ma efficace. Poco sinuoso ma potentissimo.

George Foreman nel 1988, un anno dopo il suo ritorno.

Il nuovo George Foreman

Big George è ancora Big. Non avrà più il fisico di un tempo. I chili in più si vedono e i capelli ricci di una volta hanno lasciato spazio a una testa liscia. Ma la quercia sembra ancora più potente di prima. Dopo una serie di incontri, prima di basso profilo e poi pian piano con avversari di spessore, Foreman, grazie anche ad alcune casualità incredibili, come l’arresto di Mike Tyson, riesce a combattere per il titolo contro Michael Moorer, peso massimo leggerino e di ben 18 anni in meno rispetto a Foreman. La differenza fisica tra i due, data l’età, è importante.

Moorer è veloce e le prime riprese le vince senza problemi. Foreman, come un tempo, è lento e sgraziato. Poi prende confidenza con il piccolo e veloce avversario e… lasciamo parlare il ring!

George Foreman, a 45 anni e 9 mesi, diventa il campione del mondo dei pesi massimi più anziano di sempre. Big George è tornato a fare quello per cui è su questa terra: vincere incontri di boxe.

Cosa ci insegna la storia di Foreman?

Che qualsiasi età tu abbia non è mai troppo tardi per mettersi alla prova. Il destino di un uomo non lo scrive la carta d’identità ma la passione, la dedizione, il talento e la forza. Nel caso di Foreman la forza bruta, per noi comuni mortali, invece, la forza che impieghiamo ogni giorno, nel provare a vincere le sfide quotidiane che la vita ci presenta.