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Ore di angoscia per l’ex capitano della squadra gallese di rugby Rian Jones. 
Al quarantunenne è stata diagnosticata una demenza precoce dovuta ai colpi violenti subiti nel corso della sua carriera e che lo hanno portato, a sviluppare una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, insieme anche a numerosi altri colleghi rugbisti che hanno sviluppato la stessa sindrome, in forme più o meno aggressive. 

Il giocatore inglese, che si è avvicinato a questo sport già all’età di 17 anni, rappresenta una vera e propria istituzione nel mondo del rugby, vincendo per tre volte il Grande Slam nel Sei Nazioni del 2005; un uomo, il cui talento è riconosciuto e rispettato in tutto il mondo della palla ovale 
Jones, 75 caps con il Galles, e membro della squadra dei Lions nel tour 2005,  
a dicembre, in seguito a degli accertamenti, dovuti alla necessità di comprendere appieno le motivazioni che lo portavano a soffrire di disturbi di memoria a breve termine, ha ricevuto la diagnosi di probabile encefalopatia traumatica cronica(CTE). 
A detta degli specialisti che lo hanno visitato, pare che il suo sia uno dei casi peggiori fin ora studiati. 

Il problema, però sarebbe dell’intero mondo del rugby, si tratta di una realtà davvero catastrofica: il numero di ex rugbisti a cui è stata diagnosticata una demenza precoce sarebbe di circa 200, per questo è necessario che si prendano i giusti provvedimenti.  L’ex campione, è solo l’ultima testimonianza di una lunga serie di rugbisti che hanno vissuto, prima di lui, questa drammatica situazione e chiede ai dai vertici dello sport, maggiore responsabilità per cercare di porre fine a questa problematica, intraprendendo un‘azione legale contro la federazione mondiale di rugby. 

L’Alzheimer’s Society ha stabilito, durante il mese scorso, una partnership con l’associazione rugbisti professionisti, per fornire informazioni e sostegno ai giocatori e agli ex-giocatori a cui è stata diagnosticata la demenza, nella speranza, che presto questo si possa porre fino a questo inarrestabile declino.